WOMEN! DAPHNE, ECHO, IO AND THE OTHERS

WOMEN! DAPHNE, ECHO, IO AND THE OTHERS   

Un progetto promosso da  Astràgali Teatro, con il supporto della Anna Lindh Foundation, in collaborazione con Università del Salento, il network Xenia, due realtà tunisine (lo spazio culturale Aykart e l'Association Tunisienne d'Esthétique et Poïetique), l'organizzazione turca Ares e il Theatro tsi Zakynthos di Zante in Grecia.  

Women è finalizzato alla realizzazione di una nuova versione dello spettacolo Metamorfosi, diretto da Fabio Tolledi, che parte dal testo di Ovidio per interrogarsi su un presente segnato da tensioni e conflitti …

Dov’è la sorgente della mitologia? in noi? soltanto in noi?

In quelle tele si tesse lana color porpora che fu tinta in recipienti di bronzo di Tiro e lana d’altri colori meno brillanti, che sfumano inevitabilmente l’uno nell'altro, come avviene nell'arcobaleno.
Lo si vede, quando i raggi del sole si rifrangono nelle gocce di pioggia, tingere un largo tratto di cielo con la sua immensa striscia curva in cui splendono mille colori diversi… nel tessuto vengono aggiunti anche fili di duttile oro e su ogni tela appaiono descritti e avvolti gli episodi di un’antica storia. (Ovidio, Le Metamorfosi, Libro VI)

“Le Metamorfosi”, il poema della incessante trasformazione, si fa teatro.

Si fa immagine concreta, visione, corpo. Scena del conflitto indicibile tra la divinità e l’umano, della hybris divina, della disperata e fiera resistenza/resilienza dei viventi. Di un dio che, divorato dal desiderio, fa dello stupro la sua arma implacabile. E di donne che, anche nel mito, costituiscono il segno indelebile di una resistenza, di una altrettanto implacabile opposizione al conflitto, alla guerra, alla violenza.
Dopo aver indagato le forme del rito e del teatro in un corpo a corpo con la tragedia e la commedia dell’antica Grecia, Astràgali Teatro si rivolge stavolta a “Le Metamorfosi” ovidiane, nella necessità di una relazione e di una esplorazione del mito e delle sue forme. Esplorazione per nulla rassicurante né tantomeno consolatoria, come già aveva compreso Aby Warburg quando aveva parlato di “mitologia viva”.
Viva come sono vive, meravigliosamente e drammaticamente, Atena e Aracne in quella stanza dove si celebra la gara della tessitura, la potenza degli dei, ma anche la loro tracotanza e violenza e si narra, ancora una volta, della resistenza dell’umano al divino allorché Aracne, la famosa tessitrice della Lidia sfida in una gara Minerva, la dea che protegge fili e telai.
L’esito della gara è terribile, perché tremenda è la condanna di Aracne per aver violato l’interdetto e narrato il segreto degli strupri divini.

Così nel mito vive la storia di donne che attraversano il nostro mare, al bordo tra la vita e la morte, chiamate a cambiare pelle verso una nuova condizione, a patto di perdere la memoria e – forse – parte del senso di sé. Metamorfosi è, allora, la voce delle donne che cantano la vita, che irridono ai loro aguzzini, che richiamano alla necessità di una vicinanza e una prossimità solidale dinanzi alla violenza che -ci- divide.