GIORNATA MONDIALE DEL TEATRO 2016

C’è bisogno di teatro?
Lo chiedono migliaia di operatori teatrali delusi e milioni di spettatori annoiati.
Perché ne abbiamo bisogno?
In anni in cui la scena è così insignificante al confronto con ciò che succede nelle piazze    delle città e nelle regioni ove si consumano le vere tragedie della vita.
Cosa è per noi il teatro?
Palchi dagli stucchi dorati, poltrone di velluto, quinte polverose, voci impostate; ovvero, al contrario, scatole nere, imbrattate di sporcizia e di sangue, ammassi di corpi rabbiosi e nudi.
Cosa può dire il teatro?
Tutto!
Il teatro può dire tutto.
Sia come gli dei vivono nei cieli; come i reclusi languiscono nelle grotte; come la passione può elevare e l’amore distruggere; come non ci sia spazio per i buoni, e regni l’imbroglio; come ci sia gente che vive nella sua casa, mentre dei bambini vivono nei campi profughi, e altri sono ricacciati nel deserto; come ci si separi dai propri cari. Il teatro può parlare di tutto ciò.
Il teatro è sempre stato e ci sarà per sempre.
Nei prossimi cinquanta, settanta anni, il teatro sarà particolarmente necessario. Perché, di tutte le arti rivolte a un pubblico, è solo il teatro che passa da bocca a bocca, da occhio a occhio, da mano a mano, da corpo a corpo. Il teatro non ha bisogno di un intermediario fra persona e persona. È una parte trasparente dell’universo, né sud, né nord, né oriente, né occidente. Brilla di luce propria, da tutte e quattro le direzioni, immediatamente comprensibile da chiunque, nemico o amico.
C’è bisogno di ogni specie di teatro.
E fra le molte e diverse forme di teatro, quelle arcaiche saranno le più richieste.
Il teatro rituale non ha bisogno di contrapporsi a quello delle civiltà avanzate. La cultura secolare sta perdendo la sua funzione; la cosiddetta informazione culturale subentra di soppiatto alle realtà semplici, ci impedisce di incontrarle.
Il teatro è aperto. L’ingresso è libero.
Al diavolo i gadget e i computer: andate a teatro, occupate le file in platea e in galleria, porgete orecchio alla parola e osservate attentamente le immagini viventi. Davanti a voi c’è il teatro, non consentite che la vostra vita frenetica lo trascuri.
C’è bisogno di teatro di ogni genere.
E solo di un certo teatro non c’è bisogno: il teatro dei giochi politici, della trappola politica, il teatro dei politici, della politica; il teatro del terrore quotidiano, singolo o collettivo; il teatro dei cadaveri e del sangue sulle piazze e nelle strade, nelle capitali e nelle province, fra religioni ed etnie.

 

Anatòlij Vasìl’ev  

 

(Traduzione dall’originale russo di Marina Deribo e Claudio Facchinelli.
A cura del Centro Italiano dell’International Theatre Institute)